
Chissà se questo inverno sarà freddo oppure mite come l’autunno appena trascorso?
Resterà in ogni caso la stagione in cui fermarsi e ritirarsi in se stessi risulta più facile: è quasi spontaneo accoccolarsi sul divano con una coperta calda e una tisana fumante, pensando a cose accadute o che potranno accadere, prima di dedicarsi a un buon libro o a un film. Nel numero precedente abbiamo valutato quanto prendersi qualche momento di respiro sia un vero e proprio
toccasana, un momento di incontro con i propri spazi interiori… favorito ora dalla temperatura esterna e dal piacere di raggomitolarsi.
Il viaggio prosegue proprio abbandonando un po’ di più i sensi: basta entrare un po’ più profondamente in contatto con il respiro.
Prima di iniziare la meditazione procurati un orologio con il tictac rumoroso o con il conteggio dei secondi ben visibile, così da non dover muovere il corpo fisico.
Trova una posizione comoda, sulla seggiola o a terra, come abbiamo già fatto. Ora osserva la colonna vertebrale: è autosostenuta, libera e flessibile, non c’è bisogno di appoggiarsi allo
schienale. Senti di essere presente e apprezza la compagnia di te stesso.
Respira, ascolta il respiro, sentilo mentre esce, lieve – e mentre entra, sottile e profondo. Conta il tempo che occorre per inspirare. Il respiro esce e l’addome si svuota, si ritrae, come pure il
torace. Conta il tempo che occorre per espirare. Il respiro entra e espande il torace, poi scende e si espande anche l’addome. È probabile che l’espirazione sia un po’ più lenta dell’inspirazione; se non fosse così, va bene ugualmente.
Respira alcune volte in questo modo, semplicemente, osservando i movimenti prodotti dall’aria e ricorda quanti sono i secondi occupati da ogni atto di respirazione, quelli che hai contato poco fa.
Ora fai in modo che il respiro diventi silenzioso e progressivamente più lento, allungando leggermente il tempo che serve per espirare. Bastano anche solo 1 o 2 secondi, ma fallo diventare un
poco più lento. Stai diventando consapevole del tuo respiro. Lo osservi e lo riconosci. Continua a respirare delicatamente.
Non c’è sforzo, il respiro entra, il respiro esce.
Lento, profondo, ritmico. Prenditi qualche momento di silenzio e di respiro. Ora che il tuo respiro è dolce, lieve e regolare conta di nuovo i secondi. Conta il tempo che occorre per inspirare, fallo dolcemente come hai fatto finora.
Conta il tempo che occorre per espirare lentamente mentre l’addome si svuota e si ritrae, insieme al torace. Molto probabilmente i tempi si sono allungati.
Stai iniziando a diventare consapevole delle variazioni del tuo respiro e di quanto possa diventare lento e ritmico quando vi porti la tua attenzione. Ti accorgi anche che il mondo esterno ha perso consistenza e che la tua attenzione è dedicata al tuo respiro e a quello che accade dentro di te.
Ora respira normalmente, fai uno sbadiglio e stiracchiati un pochino come fanno i gatti, poi torna dolcemente alla realtà circostante nel momento presente.
Questo è il secondo step.
Hai appreso come diventare consapevole del tuo respiro e puoi procedere con la pratica quotidiana di meditazione e renderla più ricca usando la tua attenzione.
Permetti all’inverno di regalarti i suoi doni: così come, con il freddo e la neve, le piante ritirano la linfa dai rami, perdono le foglie e rafforzano le radici, tu puoi ritirare l’attenzione dal mondo esterno per osservare la tua natura interiore e rafforzare gli aspetti di te poco conosciuti o ancora sopiti.
Namaskar.
MEDITAZIONE – RESPIRARE È QUALCOSA DI DIVERSO.
Il viaggio iniziato poco tempo fa sta già procedendo con il secondo passo. Respirare è molto più di quanto si pensi normalmente: è un nuovo passo verso l’interno, verso se stessi.
Non solo: man mano che si procede nel contatto con il respiro, si entra in uno spazio di consapevolezza maggiore e si comprende come basti poco per allontanarsi dallo stress e dai rumori
della vita quotidiana. Anche se per pochi minuti, fermarsi e portare consapevolezza al respiro e al tempo impiegato distoglie dalle occupazioni mondane e trasforma la qualità del momento.
Dopo alcuni respiri, riprendere ciò che si stava facendo è facile, il pensiero creativo è più vivace e più capace di trovare soluzioni costruttive e alternative che prima sembravano assenti.
Una buona postura permette al corpo fisico di essere comodo e di rimanere immobile, evitando di riportare l’attenzione alla realtà concreta.
Seduti a terra. Posizione complicata per la gran parte degli occidentali soprattutto il mezzo-loto e il loto. La piccola fetta di popolazione che la pratica abitualmente senza dolori e senza muovere il corpo la trova molto confortevole. Raccomando in ogni caso di controllare che le ginocchia siano comode, magari sostenendole con dei piccoli cuscini.
Sulla seggiola. Detta anche “posizione del Faraone” o “del cocchiere a cassetta” – è l’ideale per il resto della popolazione. I piedi sono piatti a terra e le ginocchia leggermente aperte, così da formare un triangolo di appoggio come quello della posizione a terra. La seggiola più adatta ha la seduta piatta, senza la piccola e scomoda conca centrale che rende impossibile la rotazione del bacino in avanti. Se non l’avete così né uno sgabello, sistemate un piccolo cuscino sotto il coccige o posizionatevi all’inizio della sedia per basculare il bacino in avanti e permettere alla colonna vertebrale di essere eretta spontaneamente come nella posizione a terra. In entrambi i casi rilassate le spalle, adagiate le mani sulle ginocchia, reclinate leggermente il mento verso lo sterno per allungare la zona occipitale e allineare le vertebre cervicali al resto della colonna vertebrale.
Scrittrice: Patrizzia Rottigni
