I numeri delle plastiche

I numeri delle plastiche

La plastica inquina pesantemente l’ambiente, essendo un residuo scarsamente biodegradabile. Numerosi studi internazionali tuttavia hanno dimostrato che alcuni tipi di plastica, utilizzati come contenitori alimentari, possono “inquinare” il contenuto. Volendo tutelare la salute nostra e delle nostre famiglie diventa importante approfondire questo tema.

Nell’ultimo articolo abbiamo analizzato il caso dell’acqua e delle bevande contenute nelle bottiglie di PET (PoliEtilenTereftalato), che può cedere numerosi inquinanti, fra cui interferenti endocrini e sostanze potenzialmente cancerose. Il PET è identificato dall’attuale normativa internazionale attraverso il numero 1 all’interno del simbolo del riciclo.

Proseguiamo nella nostra breve analisi elencando le principali caratteristiche delle plastiche identificate con i numeri da 2 a 7 nella stessa normativa.

Il numero 2 identifica il PEHD, polietilene ad alta densità. Le applicazioni più comuni sono: flaconi per il contenimento di detersivi o alimenti, giocattoli, tappi. Un recente studio ha rilevato il rilascio di sostanze chimiche ormono-mimiche anche da parte PEHD.

Numero 3: sigla del PVC (polivinilcloruro). È considerata la plastica più a rischio perché può contenere ftalati molto pericolosi, come il DEHP, usati per renderla più resistente, soffice e flessibile.

Numero 4: PELD sta per polietilene a bassa densità, utilizzato soprattutto nella produzione di manufatti flessibili come pellicole e sacchetti.

Numero 5: Sigla del PP (Polipropilene). Si tratta di una plastica bianca, usata ad esempio per le confezioni di yogurt. Uno studio malese del 2011 ha identificato un pericoloso ftalato (DEHP) in tutti i campioni di PP analizzati.

Numero 6: Sigla del PS (polistirene o polistirolo), utilizzata spesso per contenitori usa e getta. Il suo componente principale, lo stirene, può migrare dai contenitori agli alimenti contenuti! La Environmental Protection Agency (EPA) alla voce “stirene”, oltre ad elencare una lunga serie di disturbi al sistema nervoso centrale a seguito di esposizione cronica (neurotossico), fra cui depressione e perdita dell’udito, dichiara che “parecchi studi epidemiologici suggeriscono che ci può essere un’associazione fra l’esposizione allo stirene e un aumentato rischio di leucemia e linfoma”. Per la produzione del polistirene viene usato, inoltre, il benzene, noto composto cancerogeno.

Numero 7: Identifica in modo generico le altre plastiche, ovvero tutte quelle che non rientrano nelle classificazioni precedenti da 1 a 6. Tra queste c’è ad esempio il policarbonato, un polimero a base di bisfenolo, composto chimico che simula l’azione degli ormoni femminili scoperto nei primi decenni del secolo scorso nell’ambito di una ricerca che si poneva l’obiettivo di creare degli estrogeni di sintesi. È un pericoloso interferente endocrino che distrugge l’equilibrio ormonale degli individui. Un recente studio della Harvard University ha rilevato un aumento del 69% di bisfenolo A nell’urina di studenti esaminati dopo una sola settimana in cui hanno bevuto bibite da bottiglie di policarbonato, ampiamente utilizzato in passato anche per la produzione di biberon, vietata dal 2011.

E allora? Qualsiasi contenitore plastico per alimenti è potenzialmente pericoloso per la salute? Fortunatamente no! Con la doverosa premessa che per l’acqua, le bevande e gli alimenti il contenitore migliore è quello in vetro, che si dimostra chimicamente “inerte”, c’è una plastica scoperta nel 2007 negli Stati Uniti, identificata col numero 7 fra le “altre plastiche”, denominata TRITAN. Il Tritan appartiene alla classe dei co-poliesteri, materiali che combinano buone proprietà fisiche e chimiche con la possibilità di essere riciclati e l’assenza di componenti dannose come i bisfenoli (BPA). In numerosi laboratori sparsi in tutto il mondo sono stati effettuati svariati test per assicurare l’effettiva sicurezza del Tritan a contatto con sostanze alimentari come l’acqua. Anche dopo molto tempo a contatto con i liquidi e in diverse condizioni di temperatura, il Tritan non ha rilasciato sostanze chimiche nell’acqua, certificando la sicurezza di questo innovativo materiale che non cambia le sue peculiari caratteristiche nemmeno dopo numerosi lavaggi intensivi in lavastoviglie o dopo essere stato sottoposto a temperature molto elevate.

Ad oggi, il Tritan è il contenitore più sicuro, dopo il vetro, per gli alimenti. Inoltre, mantenendo la leggerezza e la resistenza agli urti tipica delle plastiche, è particolarmente adatto per portare sempre con noi il primo e più prezioso alimento: l’acqua.

In commercio è sempre più facile trovare borracce in Tritan, ma attenzione a non sbagliare, perché ancora oggi sono in vendita borracce il policarbonato, in PET e in altre plastiche che, secondo quanto si è detto, sono poco sicure, specialmente considerando che la nostra preziosa acqua, meglio ancora se ionizzata, non è un alimento che consumiamo una-tantum: la beviamo ogni giorno, per tutta la vita! Per questo fa una grande differenza scegliere l’acqua giusta, trasportata nel contenitore più idoneo (vetro e Tritan) a mantenerne inalterate le caratteristiche fisico-chimiche.

Ricordiamoci di bere spesso a piccoli sorsi: è il modo migliore per idratare l’organismo e per bere una sufficiente quantità di acqua durante la giornata.

Buona salute a tutti!


Scrittore: Paolo Salvioli

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