
Amare l’altro che non sa amare o non sapersi far amare?
“Fu quasi un colpo di fulmine… mi corteggiò conquistandomi. Subito ebbi una sensazione strana, qualcosa simile a diffidenza, ma come altre volte nella mia vita ero talmente attratta da quella specie di follia d’amore che mi buttai a capofitto.” Così potrebbe iniziare una storia passionale e travolgente esattamente come da copione: prima una specie di sensazione allarmante, ma solo per breve, seguita poi da una relazione trasgressiva. Lui impegnato, sebbene separato in casa; lei pronta a risvegliare i propri sensi a lungo feriti da una relazione matrimoniale naufragata miseramente, memorie sentimentali di altri fallimenti, storie a breve scadenza. “Mi ero sentita come anestetizzata negli anni trascorsi in quel legame sofferto… e quando provai di nuovo il desiderio e la passione mi lasciai travolgere non credendolo possibile!” I sentimenti inariditi, una ferita profonda e la sensazione di anestesia possono lasciare spazio al desiderio rinnovato che viene sentito come qualcosa di miracoloso e pertanto degno di abbandono totale.
Slancio, passione, incontri trasgressivi e lungamente attesi, conversazioni no-stop… Poi qualcosa iniziò a cambiare, in un momento imprecisato e lentamente, ma anche inesorabilmente: ”Non potrò esserci, non ci potremo sentire…” e cominciò lentamente il suo distacco. Capivo che qualcosa non tornava, tutto sembrava di colpo mutato con i suoi tentativi di normalizzare i nostri incontri, schematizzarli nelle due ore a settimana. L’altro prese a declinare con ragionevoli ma immotivate scuse che contraddicevano la storia d’amore. “Perché non stiamo insieme più spesso? Perché limitare incontri e tempi? Perché ridurre una relazione che dovrebbe invece crescere e fiorire in qualcosa di più profondo?”. Più lei chiedeva, più lui si ritraeva. Schemi della dinamica conflittuale per cui il contrasto si fece duro: “Vorrei… ma non posso!”, però “
perché non è possibile? Se tu veramente volessi potremmo essere felici.” In questi accenti opposti il nuovo legame imbrigliò la relazione, che diventò dolorosa. Lei iniziò a controllare, lui a sottrarsi al controllo. La passione cedette: lei lamentava e rivendicava, lui si proteggeva. Lei degradò, lui si diede alla fuga. Passione bruciata, storia finita.
La relazione iniziata con tutti i presupposti apparentemente perfetti mutò di segno, facendosi dolorosa. “Lui era nervoso, sembrava non desiderarmi più… I nostri incontri cessarono in passione, diventando luoghi di discussioni, lunghe e sfibranti. Ci parlavamo addosso, lui nemmeno si eccitava più.”
Nel lavoro di elaborazione della storia lei sceglie uomini che non sanno amare e, infine, sente di non essere capace di farsi amare, se è lui a rifiutarla. Copioni rigidi con atti selezionati e ripetitivi: alla fine la rabbia, l’umiliazione e la rivendicazione femminili trovano spazio nel rifiuto che l’altro ha operato, dolorosamente e con la violenza sottile che riporta nel suo narrarsi. Le conversazioni amorose vengono datate e falsificate non dall’altro, quanto dalla relazione stabilita con l’altro che, prevedibilmente, arriverà a deluderla. Eppure già prima che ciò accadesse lei stessa aveva rotto il legame, proprio richiedendogli con ossessione crescente di cambiare ciò che non era in grado di fare, perché non era mai stato capace di farlo.
In questa storia l’auto-profezia verificantesi conduce con precisione al fallimento del legame, proprio perché l’altro è inaffidabile e nella sua inaffidabilità ella non potrà che confermare la sua solitudine. La consapevolezza di condurre questo gioco infinito relazionale sarà per lei condizione di un profondo cambiamento verso l’uscita dalla trappola: attraverso un intervento terapeutico strategico la complessità può essere trattata come semplicità, grazie agli strumenti e prescrizioni studiati per il caso.
Scrittrice: Annamaria Agnano.
