Risveglio espressivo emozionale

Risveglio espressivo emozionale

Estate! Il rimando è immediato: luce, calore, vitalità. Se poi, con le lunghe giornate, coincidono anche il relax e il ristoro delle vacanze che ci attendono, non si può che declamare come “la più bella” delle nostre stagioni. Se è naturale sentirsene attratti, non è del tutto chiaro che ciò che ci attira del ciclo estivo sia la stessa luce, l’energia di cui siamo fatti”, di cui le nostre cellule sono composte e di cui si nutrono. Un magnetismo dunque inevitabile! D’altronde pensa semplicemente a quanto l’inverno, scuro e privo di luce, provochi malumore e malessere: per chi si occupa di stati depressivi (o perché li cura, o se li patisce) è infatti solitamente uno dei periodi più ricorrenti di malinconia. Pertanto l’estate è davvero la miglior stagione della nostra condizione psicofisica e relazionale: il sole, massimo integratore, governa le nostre giornate con la sua linfa vitale. Riflettendo dunque sulla nostra Estate interiore, la vitalità, e le Emozioni positive che la nutrono, voglio proporti un tema decisivo per godere di questo stato al massimo del benessere di vita: saper dire di no.

Quante volte nel corso della giornata vorresti esprimere un “no” secco ma te lo neghi? Vorresti ma non puoi e lo ingoi, senza andare avanti. Perché? Perché dall’altra parte c’è qualcuno e qualcosa che ti sta a cuore, che per te conta. La posta in gioco è alta. Che tu lo sappia o no, le tue emozioni negative comunicano al corpo quello che sta vivendo, e nemmeno un corpo intelligente può far finta di nulla: ogni parte del nostro sistema raccoglie e accoglie; se non si spiega, si piega.

Lo stress emotivo è una condizione che alle lunghe dal pathos costruisce il patologico; l’ansia è un percorso vitale, un fiume della vita che scorre nel suo naturale corso, ma che se si ingrossa, allora tracima e dilaga dentro. Noi chiamiamo questa situazione conflitto interno: un contrasto che genera emozioni di frustrazione e incertezza, facendo precipitare in uno stato di stress, perciò di instabilità e squilibrio.

Un importante studio americano e tedesco, pubblicato da Bruce McEwan della Rockefeller University nel 2003 sulla rivista scientifica americana più eminente, ha dimostrato che le emozioni negative comunicano con la cellula immunitaria e mandano in tilt la sua risposta in presenza di una proteina che le trascrive il segnale emozionale stressor direttamente. 

L’assertività si oppone a questa condizione ”oscura”: se sei assertivo, o meglio se ti metti in una posizione “assertiva”, dici di no, esprimi liberamente il tuo sentire, ti dissoci e ti sottrai; le tue cellule respirano, si nutrono e ti fanno sentire bene. In fondo, se ci pensi, cos’è la libertà se non il potere di esprimere il tuo disaccordo? Dire di no è la tua scelta!

Non è così semplice però: la libertà costa cara. Per ottenerla devi fare i conti con una realtà test: quali conseguenze ti attendono? Che succede se ti neghi? Cosa perdi se dici no, e cosa guadagni dal rinunciare al tuo sì? Qual è il magma che tiene e trattiene questa inarrestabile rinuncia? Cosa regge e sorregge i tuoi tanti sforzi se non i bisogni semplici e lodevoli di essere amati e desiderati, affermarsi? Per non rinunciare alla libertà di un “no” vale la pena accettare di rinunciare al proprio Sé?

La rete delle relazioni ci avvolge e coinvolge sempre, da piccoli a grandi. L’amore e la considerazione altrui ci restituiscono chi siamo: la nostra persona. Uscire dal cerchio magico dell’approvazione dell’altro ci apre a un precipizio: è oltremodo impossibile! Nel tempo che segna le nostre stagioni interiori la rinuncia al proprio Sé, che si rinnova ogni volta in cui non ci si esprime e reprime, rimarca solchi profondi di assenze e vuoti incolmabili. Per quanto ancora ha senso continuare ad accettare e ignorare quell’energia che si oppone e che vuole incanalare sé nell’altro, per porsi ed esserci? Siamo chiaramente nel dilemma cui le relazioni ci aprono: noi o gli altri?

Seppur sia dura dire di no, è peggio negarsi a se stessi. Come scendere dunque dall’altalena del questa o quella scelta? È possibile saltarne fuori se il dialogo interiore è fatto di domande e risposte che inevitabilmente riportano al dilemma? Sembra una strada senza uscita. La via di fuga va ricercata nel silenzio, attraversandolo: il silenzio come superamento della parola. Se la domanda incessante sfinisce, tu la finisci smettendo di risponderle. Nella non-risposta oltre la parola, la questione si esaurisce e tu, a quel punto, saprai cosa è meglio per te.


Scrittrice: Annamaria Agnano

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